Nel quinto secolo d.C. sulle pendici del monte Shao Shi, nella provincia di Ho Nan, fu costruito un tempio a cui venne dato il nome di Shao Lin Szu ossia “Tempio della giovane foresta”. All’inizio del secolo successivo arrivò al tempio il monaco indiano Bodhidarma (Ta Mo in cinese) introduttore del buddhismo in Cina.
Il Tempio si trovava in una zona remota e i suoi abitanti erano esposti ad attacchi dei banditi e animali feroci. Bodhidarma ideò alcuni esercizi fisici che avevano come obiettivo sia quello di migliorare la salute dei monaci che passavano la maggior parte del loro tempo in meditazione sedentaria sia di sviluppare un metodo di autodifesa, in momenti di disordine e banditismo, che potesse rappresentare per i monaci un elemento importante per la loro sopravvivenza. La storia delle arti marziali ha inizio proprio con Bodhidarma che legò così il proprio nome all’avvio alle arti marziali esterne.
I monaci cominciarono a praticare il Kung Fu, non avendo delle attrezzature per allenarsi svilupparono così delle tecniche utilizzando gli oggetti disponibili: gli attrezzi agricoli utilizzati quotidianamente divennero delle armi. Da questi umili inizi nacque un programma di addestramento semplice, ma intenso, che ancora oggi caratterizza il Kung Fu Shao Lin. Ta Mo insegnò ai monaci degli esercizi fisici e respiratori destinati a ridare vigore ai corpi provati dalle lunghe meditazioni e a facilitare il conseguimento dell’unità fra spirito e corpo.
Nell’undicesimo secolo Yueh Fei, un famoso eroe cinese, mise a punto i tradizionali otto esercizi di ginnastica (Pa Tuan Chin) che vengono ancor oggi eseguiti dai praticanti di arti marziali tradizionali cinesi. Egli creò uno stile esterno che porta il suo nome e uno stile più morbido che secondo alcuni avrebbe dato origine allo Hsing I Chuan (pugilato della forma e della mente).
Numerose sono le teorie succedutesi intorno alle origini del Tai Chi e difficile risulta una netta separazione tra fantasia e realtà.
Secondo la tradizione popolare il Tai Chi Chuan fu creato dal famoso monaco taoista chiamato Chang San Feng il quale visse e insegnò in un luogo caro ai taoisti, il monte Wu Tang nella provincia Hu Pei, secondo molti testi egli sarebbe nato verso la fine della dinastia Sung (960-1279) e morto all’inizio della dinastia Ming (1368-1644).
Così come i buddisti avevano trovato in Bodhidarma il loro eroe leggendario anche i taoisti trovarono, più tardi, con Chang San Feng la figura mitica che diede origine agli stili interni. Fu così che mentre Bodhidarma venne identificato come l’ideatore dello stile Shaolin Chuan, Chang San Feng venne associato alla nascita del Tai Chi Chuan.
La leggenda narra che Chang San Feng ebbe la prima ispirazione sul Tai Chi osservando il combattimento tra una gru ed un serpente. Quest’ultimo si sottraeva ai secchi e rettilinei colpi di becco dell’uccello con movimenti morbidi, sinuosi, lenti e continui, ma poi contrattaccava con fulminea rapidità.
Il monaco comprese allora che i movimenti circolari e continui sono preferibili a quelli rettilinei e interrotti. Si rese anche conto che in un combattimento la morbidezza e la flessibilità prevalgono sulla durezza e sulla forza come tanti secoli prima aveva già insegnato il filosofo Lao Tzu. Egli applicò allora questi principi alle arti marziali creando così il Tai Chi Chuan.
Nel tempo l’evoluzione del Tai Chi Chuan portò il diramarsi di diversi stili.
L’ipotesi più accreditata indica in Chen Wangting colui che a cavallo dei secoli XVI e XVII diede origine all’evoluzione del Tai Chi. Chen Wangting, nato nel villaggio di Chenjiagou tra la fine del periodo Ming e l’inizio di quello Qing, era considerato un uomo di cultura e un guerriero professionista che aveva al proprio comando una guarnigione nella contea di Wen. E’ con lui che si delinea la prima documentazione storica sulle origini del Tai Chi.
Studioso di molte arti da combattimento, trasmise alle arti marziali della famiglia l’applicazione dell’energia interna “Daoyin” e i metodi della respirazione “Tuna”, caratteristiche del patrimonio taoista “Qigong”. Ulteriori contributi che apportò alle arti marziali sono stati lo sviluppo di movimenti a spirale e la creazione degli esercizi di spinta con le mani “Tuishou”. A lui si devono l’acquisizione del rilassamento nelle arti marziali quale veicolo di forza e di energia interna. I membri della famiglia Chen si dedicarono alle arti marziali ed allo sviluppo del Tai Chi Chuan, tramandandosi le tradizioni di generazione in generazione.
Coloro che ebbero il merito di diffondere in Cina il Tai Chi Chuan furono però i membri della famiglia Yang. Il primo di essi si chiamava Yang Lu Chan (1799-1871).
Nei primi decenni del 1800 il Tai Chi Chuan era insegnato solo a pochi allievi membri della famiglia Chen che vivevano nel villaggio di Chenjiagou nella provincia di Ho Nan. Poiché i membri della famiglia Chen non accettavano estranei fra gli allievi, Yang Lu Chan ricorse allo stratagemma di farsi assumere come servitore dal maestro Chen Chang Hsing (1771-1853) e per molto tempo spiò le sue lezioni allenandosi poi segretamente nelle ore notturne. Fu infine scoperto dal maestro, ma questi, stupito per l’abilità dimostrata dal giovane e astuto domestico, decise di accettarlo come allievo. In breve Yang Lu Chan divenne il migliore di tutti; trasferitosi a Pechino aprì una scuola e iniziò a insegnare la sua arte al pubblico. Fu sfidato da molti praticanti di altre arti marziali che erano gelosi della sua popolarità, ma nessuno riuscì mai a vincerlo. Per questo motivo gli venne dato il soprannome di Wu Ti che significa “senza rivali”. Fu anche chiamato a insegnare, insieme ai suoi figli, ai nobili della corte dei Ching e alle guardie imperiali; questo fatto ebbe ovviamente una notevole importanza per la diffusione del Tai Chi Chuan.
Yang Lu Chan aveva tre figli; uno di essi morì giovane, ma gli altri due, Yang Pan Hou (1837-1892) e Yang Jian Hou (1839-1917) contribuirono non poco alla fama della sua scuola.
Infine Yang Cheng Fu (1883-1936), figlio di Yang Jian Hou, viaggiando instancabilmente, diffuse la sua arte in tutta la Cina. In tale periodo il Tai Chi Chuan subì grandi trasformazioni diventando sempre più una tecnica per il mantenimento della salute psicofisica, perdendo via via la sua natura marziale di esclusiva tecnica di combattimento.
Yang Cheng Fu, come d’altra parte i maestri che lo avevano preceduto, insegnava in pubblico il Tai Chi Chuan esclusivamente come una forma salutare di esercizio fisico. Per questo motivo e per permettere una pratica agevole anche alle persone anziane, egli mise a punto forme abbreviate e semplificate della cosiddetta “forma lunga”.
Un ulteriore apporto alla diffusione del Tai Chi va attribuita a Chen Weiming, allievo di Yang Cheng Fu. Nel 1924 Chen Weiming si stabilì a Shanghai dove fondò una società per la diffusione del Tai Chi di stile Yang. All’inizio degli anni ‘30 l’insegnamento del Tai Chi fu introdotto in alcune scuole pubbliche e negli istituti di educazione fisica.
La scuola di stile Sun fu creata da Sun Lutang (1860 – 1932) che sistematizzò uno stile di Tai Chi in cui le tecniche risultano più dure che nella scuola Yang.
Le scuole di stile Wu sono due in quanto sono omonimi i due fondatori che le hanno create. Una fu fondata da Wu Yuxiang (1812 – 1880) che studiò con Yang Lu Chan e la seconda fu fondata da Wu Jianquan (1870 – 1942) che era stato istruito da suo padre Wu Quanyou allievo di Yang Pan Hou primogenito di Yang Luchan. Avendo studiato la piccola concatenazione dove i movimenti risultano più contratti trasmise questa connotazione allo stile Wu, imprimendo al corpo posizioni più inclinate rispetto allo stile Yang. Wu Jianquan diventò insegnante di arti marziali delle guardie del palazzo presidenziale ed in seguito fu chiamato ad insegnare nella scuola di Educazione Fisica di Pechino e a Shanghai, dove diresse la locale Associazione delle Arti Marziali.
Indipendentemente dalle variazioni adottate gli stili menzionati hanno in comune la stessa matrice: lo stile Chen. Tra gli eredi più prestigiosi dello stile che hanno contribuito alla diffusione di tale patrimonio spicca sicuramente Chen Fake (1887 – 1957) rappresentante della XVII generazione. Chen Fake, che considerava la propria conoscenza come patrimonio ereditario familiare, approdò a Pechino nel 1928 dove venne sfidato più volte dai migliori combattenti del momento. La gente rimase stupita dalla velocità e potenza che accompagnavano le sue tecniche e l’ammirazione dei cinesi verso la sua imbattibilità e la sua capacità di sbarazzarsi degli avversari fu tale che Chen Fake venne sommerso di richieste di insegnamento e decise di stabilirsi a Pechino.
In tempi più recenti, con l’instaurarsi della Repubblica popolare Cinese, il Tai Chi Chuan è diventato sempre più un metodo di terapia finalizzato al mantenimento della salute ed ha perduto quasi definitivamente il proprio aspetto marziale. Con la fine del periodo più “oscuro”, in cui gli effetti della politica del governo centrale hanno condizionato pesantemente la maggior parte delle attività tradizionali restringendone il campo, si sta assistendo oggi al recupero delle arti marziali tradizionali dentro e fuori la Cina.